
Turisti per Casa è il nome di un #foodtour che permette di realizzare un autentico giro del mondo nel Mercato Multietnico di Porta Palazzo a Torino scoprendo con gusto, le mille attrazioni e curiosità introdotte dalle comunità migranti, con i loro commerci e attività. Nel raggio di poche centinaia di metri, con un itinerario della durata di tre ore è possibile passare dal Mondo Arabo, all’Africa nera, spaziando tra Europa dell’Est e l’Asia, semplicemente svoltando l’angolo. Se nel dopoguerra il mercato di Porta Palazzo ha subito le prime trasformazioni con le migrazioni dalle montagne piemontesi, negli anni ’50 sono arrivati i “Meridionali”, ma anche i veneti e toscani; oggi sono invece i cinesi, maghrebini, latinoamericani, rumeni a sorprenderci con i loro cibi e prodotti tipici, ancora tutti da scoprire. La Torino touscouleurs del nuovo millennio sembra una città di mare, per tutti Porta Palazzo è il porto d’arrivo e punto d’incontro! Il foodtour Turisti per Casa rappresenta una sintesi di tre itinerari possibili: 100% Arabica, Ogni Ben di Buddha, Turin-Dakar, arricchita di una sezione dedicata alla presenza romena [Romania Mia] senza tralasciare un affondo nelle radici della nostra migrazione multiregionale interna
INFORMAZIONI E CONTATTI
Vittorio Castellani
Mobile 335 6647579
Email chef@kumale.net
Facebook @turistiXcasa

100% ARABICA
Apprezzare i profumi di un tè con la menta sorseggiato in una caffetteria maghrebina oppure l’aroma del pane egiziano appena sfornato, caldo. Il venerdì, in ogni gastronomia marocchina all’ora di pranzo è giorno di cous cous, mentre durante la settimana ogni momento è buono per fumare il narghilé sulle note di un brano raï di Cheb Khaled. Sembra di essere a Marrakech e invece è Torino e come in ogni Medina che si rispetti anche Porta Palazzo ha il suo Suq, ma anche la moschea (anche se manca il minareto), il suo forno arabo ed il bagno turco, luogo di purificazione dell’Islam. L’itinerario 100% Arabica si snoda nella parte nord di Porta Palazzo, là dove sono concentrate la maggior parte delle attività commerciali maghrebine e dove si danno appuntamento le circa 18.000 persone che ogni settimana giungono da ogni parte del Piemonte per fare la spesa di prodotti nord-africani e medio-orientali. Ogni settimana arrivano dal Marocco 20.000 mazzi di menta dolce per preparare il té, ma anche i carichi di spezie, frutta secca e le pentole tajine di coccio. E se alla fine del walk tour l’appetito è aumentato ci si può anche gustare un autentico piatto di couscous

OGNI BEN DI BUDDHA
Il contadino cinese espone orgoglioso sui banchi del mercato coperto di Porta Palazzo il suo raccolto di zucche serpente, fagiolini chilometrici, foglie di crisantemi; prodotti coltivati negli orti urbani di periferia della città ma da qualche tempo anche a Carmagnola, già capitale del peperone per la bagna càuda piemontese o nelle Langhe dove c’é chi si cimenta nella coltivazione del bambù commestibile e non solo più nella cura delle uve da Barolo. Sembra di essere a Pechino e invece è Torino.
L’Itinerario Ogni Ben di Buddha si snoda nella chinese side di Porta Palazzo, là dove ogni giorno arrivano nuovi ingredienti direttamente dalla Cina, ma anche dalla Thailandia, dall’India e da ogni angolo del Sol Levante: bulbi freschi di lemongrass, uova invecchiate di cent’anni, meduse in salamoia, lingue d’anatra surgelate, ma anche meravigliosi litchi colti a giusta maturazione. All’ora di pranzo si può sempre gustare un menù in un autentico chinese restaurant frequentato solo dalla comunità piemontese dagli occhi a mandorla.

TURIN – DAKAR
Il ritmo dei djembé riecheggia tra i palazzi del mercato delle pulci, al Balôn, il sabato mattina, giusto alle spalle di Porta Palazzo, mentre il venditore ambulante sfila una ad una le sue maschere tribali del Burkina Faso, dall’immenso borsone da viaggio, per iniziare la vendita. Intanto nelle botteghe africane dell’area è arrivato il carico d’igname, manioca e peperoncini feroci canì freschi, tra i più piccanti al mondo. Questa sera si può preparare un buon fou fou e brindare con vino di palma. Sembra di essere a Dakar e invece è Torino.
Sono senegalesi, avorianI, nigeriani, ghanesi, camerunesi, popoli ed etnie africane diversi tra loro, ciascuno con i suoi piatti, culture e tradizioni. Anche per loro il mercato touscouleurs di Porta Palazzo rappresenta un pezzo d’Africa nera, un fondamentale punto d’incontro e d’aggregazione. Varcando la soglia di un african foodstore si rimane sorpresi per l’intensità degli odori emanati dai pesci essiccati e affumicati, per la curiosità verso le decine d’ingredienti sconosciuti: noci di cola o di palma, foglie di saka saka e cibi tribali dei popoli delle foreste: miondò, bobolò, ma anche dalle scatole di Pastiglie Valda, per preparare un vero tè alla senegalese!

LA PORTA PALAZZO DI “CARLIN” PETRINI
Fondatore di Slow Food
Per entrare davvero in una cultura, per odorarla, assaggiarla, sentirla, parlare e urlare bisogna, quando si viaggia, fare visita al mercato del luogo. E’ una prerogativa che mi sono sempre posto, tanto in Italia, come all’estero. Il mercato è il centro pulsante dell’attività umana, incontro di abitudini, gente, commerci. Rappresenta lo spaccato di una comunità ci si può immergere e respirare l’identità di un territorio. Nelle grandi città, storicamente il mercato si trasforma in base alle correnti culturali che attraversano l’agglomerato urbano: Porta Palazzo per Torino ha vissuto molti di questi cambiamenti. Dalla massiccia migrazione dal sud Italia all’attuale flusso da paesi lontani e in difficoltà. Si tratta di migrazioni che hanno portato anche contrasti, incomprensioni e difficoltà; soprattutto per chi arriva. Fare un giro a Porta Palazzo, però è il modo migliore per capire come in realtà la mescolanza di popolazioni diverse è un’occasione di arricchimento, di scoperta. Osservare la varietà dei prodotti che ora sono disponibili sotto casa nostra è entusiasmante. La diversità alimentare, che predichiamo e cerchiamo di difendere da anni, è a portata di mano, non rendersene conto è un atto di grave ignoranza. Porta Palazzo è il simbolo di questa integrazione stimolante che sta superando la fase del primo avvicinamento; Una frase che troppo spesso si traduce in scontro o in una convivenza reciprocamente esclusiva. Ora siamo finalmente oltre: tanto che queste persone ci portano nella loro cultura, ma molti di loro stanno assorbendo le nostre tradizioni, alcuni addirittura ne sanno di più di molti di noi “indigeni”….

TURISTI PER CASO A PORTA PALAZZO
Patrizio Roversi
Lo stomaco è il luogo dei giudizi e dei pregiudizi, mentre la cucina è un veicolo infinito di conoscenza dove tutto si mescola la cultura con la religione, gli ingredienti con i divieti e tutto diventa improvvisamente comprensibile.
Se ti stupisci che gli Arabi non consumano carne di maiale prova un po’ te a mangiare il salame nel deserto, che poi vedi Per comprendere bisogna conoscere, le diversità non sono inaccettabili e ogni abitudine è rispettabile.
In Marocco sono stato ospite di una famiglia dove ho assistito alla preparazione del cous cous. Le donne cucinano per terra mi è bastato veder preparare un piatto per scoprire il rapporto tra i sessi, il ruolo della donna, fare qualche domanda sull’uso delle spezie e di certi ingredienti per scoprire segreti e virtù curative degli alimenti.
Essere avventuroso si concretizza nell’essere goloso la vera avventura nel viaggio è spesso legata al cibo. Io mi sono sempre trovato meglio nell’orale che nello scritto non sto mai zitto, mangio sempre e uso la lingua per approcciare gli altri.

LA PORTA PALAZZO DI DARIO VOLTOLINI
Scrittore torinese
Carni ovine e avicunicole, ecco ciò che mio padre e i suoi fratelli vendevano a Porta Palazzo. Mia madre lavorava dal panettiere, tettoia dell’Orologio anche lei. La famiglia di mia madre era piemontese, quella di mio padre proveniva dal Trentino. Posso vantare anche io, dunque, su scala infinitesimale, un certo meticciato!
Porta Palazzo faceva parte del mio mondo di bambino, ma era anche un mondo a sé: una zona di lavorazione e di scambio di merci sommersa da ondate di popolazione famelica. Un luogo sia reale sia mitologico: chi lavorava a Porta Palazzo parlava in continuazione, con i clienti, con gli amici o i concorrenti, con i garzoni, con i titolari, con il barista nelle rare pause, con i contrabbandieri, le suore, gli zingari, con i vigili urbani, i politici in cerca di voti, con gli arrotini, i venditori di frigoriferi, i proprietari di ristoranti. E parlando lavorava senza fermarsi. Porta Palazzo era un frullatore. Se ci entravi ti toccava mescolarti con tutto il resto, fino alla sera, quando ne venivi espulso sbalordito, frastornato, spianato. Porta Palazzo è, da sempre, la mescolanza.
È per questo che la sua forza e la sua specificità valgono ancora oggi, nella situazione di mutamento di questi anni, dove la rappresentanza etnica è cresciuta in modo esponenziale, mai vista prima. Il mercato di Porta Palazzo per sua natura sa accogliere il cambiamento, in maniera che potremmo dire calda, cioè lasciandosi stravolgere, sopportando tensioni e dolore, e alla fine rinascendo come ennesima versione di se stesso. Nessuno si illude che nei cambiamenti si possano evitare lacerazioni e caos, ma pochi sanno vedere come insieme a questi fenomeni di frizione se ne accompagnino anche degli altri, di segno positivo, fatti di integrazione, scambio, crescita, apertura di opportunità, inaugurazione di situazioni inedite. Porta Palazzo, questo, l’ha sempre saputo. Fieramente. Senza illusioni assurde, ma senza depressioni infondate.
Indicare i lati positivi dei fenomeni complessi è un antidoto contro l’insicurezza. Questo è lo spirito della presente mappa della Porta Palazzo multietnica, in cui vedo con orgoglio premiata l’attività umana più di ogni altra orientata allo scambio: sto parlando del commercio fondato sul cibo. Prima dei filosofi e contro i militari, sono i commercianti che intuiscono la vera opportunità (la ricchezza…) che un mondo multiforme offre agli uomini. E Porta Palazzo è il nostro maggiore monumento storico al commercio.