L’esperienza maturata in tanti anni di sperimentazioni e attività con I laboratori di cucina del mondo mi hanno permesso di delineare un format al tempo stesso flessibile e spettacolare, didattico e formativo in grado di trasmettere ai partecipanti in modo semplice, piacevole ed efficace, una cospicua mole d’nformazioni e conoscenze legate alle tradizioni gastronomiche di altre culture, miscelando sapientemente all’interno della stessa attività: informazioni sulle diverse precettistiche alimentari (prescrizioni e divieti religiosi), elementi etnografici e di antropologia culturale (I cibi delle feste, usi, costumi, riti, etichetta, tabu alimentari e cerimonie a tavola), ciò che gli anglosassoni definiscono come “cultural food”, sapientemente miscelati con altri a carattere prettamente culinario: cucine, piatti, tecniche e prodotti alimentari esotici, utensili tradizionali.
World Food Showcooking
I laboratori di cucina multietnica possono essere impostati come uno Show Cooking e trattare in modo approfondito degli aspetti più diversi delle culture gastronomiche, seguendo una metodologia attiva basata sull’osservazione partecipata, il pubblico assiste in diretta alla presentazione, preparazione step by step e narrazione di una serie di ricette tradizionali, inserite nel contesto della cultura di appartenenza specifica di una determinata tradizione. I singoli prodotti “esotici”, spesso sconosciuti al pubblico Italiano, ma oggi in buona parte reperibili in Italia, gli utensili tradizionali (pentole, coltelli, attrezzi da cucina) e le diverse tecniche di taglio, trattamento degli alimenti e cottura vengono ampiamente illustrati nel corso della dimostrazione. Si spazia dalle diverse cucine (araba, messicana, indiana, giapponese…) alle tecniche di cottura (wok chi, vapore, stir fry, BBQ…), alle tipologie di portata (gli appetizers, I dolci, I piatti unici…) o alle diverse tradizioni (le tapas, I mezzé, I dim sum, il finger food, la cucina fusion, lo street food…) che attraversano I cinque continenti.
MultiEathnic Perfoodmance
I laboratori di cucina multietnica possono essere impostati come uno Show Cooking e trattare in modo approfondito degli aspetti più diversi delle culture gastronomiche, seguendo una metodologia attiva basata sull’osservazione partecipata, il pubblico assiste in diretta alla presentazione, preparazione step by step e narrazione di una serie di ricette tradizionali, inserite nel contesto della cultura di appartenenza specifica di una determinata tradizione. I singoli prodotti “esotici”, spesso sconosciuti al pubblico Italiano, ma oggi in buona parte reperibili in Italia, gli utensili tradizionali (pentole, coltelli, attrezzi da cucina) e le diverse tecniche di taglio, trattamento degli alimenti e cottura vengono ampiamente illustrati nel corso della dimostrazione. Si spazia dalle diverse cucine (araba, messicana, indiana, giapponese…) alle tecniche di cottura (wok chi, vapore, stir fry, BBQ…), alle tipologie di portata (gli appetizers, I dolci, I piatti unici…) o alle diverse tradizioni (le tapas, I mezzé, I dim sum, il finger food, la cucina fusion, lo street food…) che attraversano I cinque continenti.
Talk Food
I Talk Food invece tralasciano la pratica culinaria e si configurano come conferenze tematiche, condotte con stile giornalistico e linguaggio divulgativo, volutamente non accademico, con l’obiettivo di coinvolgere e catturare l’attenzione dei partecipanti, utilizzando spesso la proiezione d’immagini con “tappeti sonori”, visione di brevi videoclip, esposizione di oggetti, libri e prodotti a tema. Per quello che riguarda i contenuti non esistono praticamente limiti…si può spaziare dalle tradizioni dei vari terroirs: o dalle le cucine di una macro area (ad esempio il Medio Oriente, l’Africa nera o il Caribe…) piuttosto che quelle di un singolo paese o regione (la cucina giapponese, piuttosto che quella arabo andalusa del Marocco), o di un determinato ambiente (la cucina di terra, il sea food, la cucina del deserto…) ad argomenti specifici legati ai prodotti (le spezie e le erbe aromatiche, la frutta tropicale, té-caffé ed infusi…). Gli incontri sono condotti in prima persona da me eventualmente da esperti e ospiti selezionati da Chef Kumalé residenti in Italia o invitati da paesi esteri, come spesso accade in occasione di Eventi e Manifestazioni.
E’ possibile conoscere le diverse culture attraverso il cibo?
Le risposte in questa breve intervista che ho rivolto a Patrizio Roversi, protagonista con Syusy Blady della trasmissione televisiva “Turisti per caso”.
Chef K. – Patrizio, credi che promuovere la conoscenza delle diverse abitudini alimentari e dei prodotti etnici di consumo, possa aiutare a scoprire qualcosa di più delle altre culture che ci circondano?
Patrizio Roversi – Lo stomaco è il luogo dei giudizi e dei pregiudizi, mentre la cucina è un veicolo infinito di conoscenza dove tutto si mescola… la cultura con la religione, gli ingredienti con i divieti e tutto diventa improvvisamente comprensibile. Se ti stupisci che gli Arabi non consumano carne di maiale prova un po’ te a mangiare il salame nel deserto, che poi vedi…
Per comprendere bisogna conoscere, le diversità non sono inaccettabili e ogni abitudine è rispettabile. In Marocco sono stato ospite di una famiglia dove ho assistito alla preparazione del cous cous. Le donne cucinano per terra… mi è bastato veder preparare un piatto per scoprire il rapporto tra i sessi, il ruolo della donna, fare qualche domanda sull’uso delle spezie e di certi ingredienti per scoprire segreti e virtù curative degli alimenti.
Chef K. – Da buon emiliano, com’é stato l’impatto tra le tue radici gastronomiche e le cucine del mondo, incontrate nell’esperienza di “Turisti per caso”?
Patrizio Roversi – Ti dirò che durante tutti i miei viaggi sono sempre riuscito ad ingrassare pur senza toccare un solo piatto di cucina italiana. Io mi sono sempre trovato meglio nell’orale che nello scritto… non sto mai zitto, mangio sempre e uso la lingua per approcciare gli altri. Essere avventuroso si concretizza nell’essere goloso… la vera avventura nel viaggio è spesso legata al cibo. Mi è capitato così di mangiare la vipera fritta in Giappone e di berne il suo sangue, o di gustare cavallette e grilli fritti in sud America. Assaggiando tutto mi sono reso conto che tutto il mondo è paese, perché in fin dei conti i sapori sono pochi, e sempre gli stessi…la vipera sa di anguilla, i grilli di gamberetti! La varietà gastronomica però rappresenta una ricchezza e va salvaguardata. I viaggi hanno modificato le mie abitudini alimentari, quando riesco a trovare il tempo mi preparo un cous cous con le verdure, perché la carne di montone la trovo pesante, oppure mi cucino il tonno alla polinesiana, con la noce di cocco. La mia cucina preferita rimane quella italiana, ma subito dopo viene la giapponese, che, vipere a parte, è una gran libidine. Considero poi la cucina cinese come quella della mamma, la più adatta per i singles. Ovunque mi trovi nel mondo so di potermi consolare con un piatto di ravioli al vapore, un riso alla cantonese, le frutta fritta. La cucina etnica fa parte delle mie abitudini anche se oggi l’unico cibo veramente esotico rimangono i tortellini come li faceva mia nonna.
Chef K. – Quali consigli daresti ad un italiano medio per diventare un “Turista per casa”… un viaggiatore tra le culture del mondo della porta accanto?
Patrizio Roversi – A Rocca Malatina, il mio paese natale in provincia di Modena, oggi battezzato Rocca marocchina, per l’elevato numero di emigrati maghrebini, stiamo cercando di organizzare dei momenti conviviali coinvolgendo le famiglie del posto, visto che anche il fornaio del paese si è messo a fare il pane arabo! La cucina rimane il luogo ideale per mangiare, chiacchierare, conoscersi, sdraiarsi e dormire, tutti riti legati alla socializzazione. Bisogna organizzare degli inviti tra le famiglie per farle incontrare a tavola, attraverso il piacere del cibo.