Tra Dim Sum, Jiaozi e Xiaolombao i ravioli cinesi stanno vivendo un momento di gloria in Italia. Ma pochi conoscono le loro origini… scopriamole insieme in questo articolo leggendario!
Secondo una leggenda cinese, i ravioli sarebbero apparsi per la prima volta nella storia durante la dinastia Han Orientale, tra il 25 ed il 200 d.c. La leggenda racconta che dopo essere tornato nella sua città natale, il saggio medico Zhang Zhongjing osservò che molte persone che soffrivano la fame e il freddo sulla riva del fiume Baihe, erano affette da una grave infezione alle orecchie.
Zhang Zhongjing mise così a punto la ricetta della Zuppa Quhan che arricchì con un ripieno di carne, aglio, zenzero e vino di riso avvolto in un involucro di pasta, dandogli la forma dell’orecchio. Le chiamò Jiaoer ovvero “Orecchie di pelle”!
Si narra che dopo aver mangiato quella zuppa di ravioli, le persone malate di mal d’orecchi guarivano, quasi per miracolo. Zhang Zhongjing continuò quindi a prescrivere la sua zuppa agli ammalati per tutto l’inverno, fino a Capodanno.
Le persone guarite, in segno di ringraziamento, in vista dell’arrivo del primo giorno del nuovo anno, iniziarono a preparare i ravioli Jiaoer nelle loro case per consumarli a colazione, in segno di buon auspicio, il primo giorno dell’anno, chiamandoli dapprima Jiaoer e solo successivamente Jiǎozi (饺子,角子).
Dal villaggio di Zhang Zhongjing le “Orecchie di pelle” o Jiǎozi si diffusero in varie regioni dell’Impero, con il nome di Biǎnshi (扁食) in dialetto Jin, mandarino dalle Pianure centrali all’Hokkien meridionale.
In alcune aree di Jiaodong e Shandong vennero chiamate Gǔ zuò (馉飵) o Gǔ duò (馉饳”). Durante l’epoca coloniale il termine venne tradotto in inglese in Dumpling ovvero “piccola pasta”.
Le scoperte archeologiche evidenziano che la loro produzione e consumo era già presente durante la Dinastia Tang (618-907 d.c.). Resti di ravioli, sono stati trovati nelle tombe di Astana a Turpan a Xinjiang, dove erano apprezzati con il nome di Biǎnshi.
I ravioli cinesi divennero uno dei cibi più apprezzati e si diffusero a 360° lungo La Via della Seta, dove li troviamo ancora oggi con forme, nomi e ripieni diversi: in Mongolia (mántou), Nepal (momo म), in Asia Centrale e Occidentale con il nome di jospara o chöchürä (Uyghur), chuchvara (Uzbekistan), dushbara (Azerbaijan), tushpara (Kazakistan), tushbera (Tajikistan)… solo per fare qualche esempio.
In Russia e nell’Europa centrale diventano: in Siberia (pelmeni пельмени ), in Polonia (pierogi o uszka), in Georgia (khinkali ხინკალი), in Ucraina (kreplach o vareniki).