In venticinque anni di viaggi nei cinque Continenti mi sono imbattuto in diverse esperienze di entomofagia, ovvero d’assaggio d’insetti, a cominciare dal red light district di Bangkok dove notai le “belle di notte” del mercato di Patpong che andavano ghiotte di bamboo worms. Mentre sorridevo al pensiero delle “lucciole” che mangiano gli insetti, scoprii che la maggior parte di queste fanciulle erano Isaan, probabilmente la più importante etnia entomofoga del pianeta, che vive in una Regione molto povera ai confini con Laos e Cambogia. Ci sono Paesi al mondo dove l’entomofagia, ovvero il consumo per scopi alimentari d’insetti, non rappresenta un tabù, ma una tradizione consolidata e socialmente accettata da sempre. Con l’entrata in vigore del nuovo regolamento europeo sui nuovi alimenti o novel food, dal 2018 è possibile allevare, trasformare e consumare anche in Italia, bruchi, grilli, cavallette e diverse specie di insetti commestibili. . Gli insetti rappresentavano una fonte di approvvigionamento importante nell’alimentazione umana fin dalla preistoria; lo dimostrano i resti di alcuni artropodi ritrovati nei coproliti umani. Oggi gli insetti vengono consumati per le loro proprietà nutrizionali, ma anche per quelle preventive e curative, in Asia, Africa, Sud America, nell’emisfero australe e non solo dagli ultimi nativi. Nella medicina tradizionale cinese ad esempio si prescrivono i centipedi per prevenire il tetano e le convulsioni, gli scorpioni gialli o neri per curare i reni o le artriti, mentre nella medicina tradizionale berbera la cantaride viene ritenuta una specie di viagra naturale! Per noi italiani gli insetti rappresentano un tabù alimentare, uno di quegli elementi che gli antropologi definiscono “troppo lontani” dai nostri gusti, dalla nostra etica e morale, anche se non li disdegnamo sotto forma di alkermes, il noto liquore aromatico a base di cocciniglia, zucchero e alcoo con la quale si produce l’E120, il colorante rosso per scopi alimentari o nel casu fràzigu sardo, un formaggio parassitato dalla mosca casearia (Piophila casei). In Italia il compito di determinare quale specie d’insetti e quali forme di allevamento saranno autorizzate, spetta all’Istituto Zooprofilattico Sperimentale della Sicilia di Palermo, sulla base di approfondite analisi microbiologiche. Mentre le ASL stanno cercando di capire come risolvere il problema della tracciabilità di ogni singolo insetto, le industrie alimentari e alcuni importanti marchi di pastifici italiani sono pronti a miscelare le farine di tenebrionidi e bachi con quelle di cereali per realizzare inediti formati di pasta e prodotti da forno. “Ogni insetto ha il suo gusto. Se la cavalletta sa di nocciola, il grillo, ci ricorda i gamberi…”, assicurano i gemelli Bozzaotra di Small Chomp, tra i primi a cimentarsi nell’allevamento d’insetti edibili nella loro azienda agricola in provincia di Pordenone. In Italia comunque sarà possibile allevare solo specie endemiche e non quelle tropicali come le larve di Scarabeidi o il Belastoma. Preparatevi alle pizze, ai grissini e ai veri “vermicelli” di pasta…
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Post written by: Vittorio Castellani
Viaggio da 30 anni nei 5 continenti per conoscere e divulgare le cucine del mondo attraverso la mia attività di giornalista e di organizzatore di eventi gastronomico-culturali. Insegno di diverse scuole, dagli Istituti alberghieri ai Master universitari e collaboro con piccole e grandi aziende per i settori ricerca e sviluppo, comunicazione e marketing. Molti mi considerano il massimo esperto in Italia di cucina etnica e cucine del mondo.
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