
Il vino che si beve ad alta quota
Full immersion nei vigneti vallesani: la zona di Sion conta 420 ettari coltivati. È qui che si produce le Petite Arvine, vitigno simbolo del Vallese. | Giorgia Giuliano
Full immersion nei vigneti vallesani: la zona di Sion conta 420 ettari coltivati. È qui che si produce le Petite Arvine, vitigno simbolo del Vallese. | Giorgia Giuliano
Vincitori di eventi gastronomici di rilievo internazionale come il Bocuse d’Or Europe i giovani cuochi svedesi stanno spazzando via una generazione di vecchie toques, ispirati da una nuova filosofia culinaria che fa propri e rende concreti e tangibili i principi dell’ecologia e dell’ambiente mettendo in pratica, a volte anche in modo estremo, le più attuali tendenze di una cucina che segue rigorosamente il ritmo delle stagioni e la tracciabilità, l’origine rigorosamente territoriale dei prodotti.
Sono passati molti anni dal fenomeno della nouvelle cuisine nella capitale francese e oggi una nuova generazione di giovani chef e gastronomi di talento allarga i propri orizzonti e reinventa spazi e menù per nuovi locali e ristoranti, dove tradizione e meticciato s’incontrano con gusto a tavola.
Paris ville gourmande
Parigi, è risaputo, è considerata a ragione una delle mete preferite al mondo per i viaggiatori gourmet, grazie ai suoi raffinati ed esclusivi ristoranti. Firme come Alain Ducasse, Pierre Gagnaire o Joël Robuchon hanno contribuito nel settore della ristorazione, insieme a quelle dell’alta moda a far conoscere ed apprezzare il Made in France nei 5 continenti; mete ambite e pluri-stellate dalla guida rossa Michelin, ma certo non di facile accesso per il grande pubblico.
Una cucina decisamente multietnica quella polacca, che vive un momento di rinascita, dopo l’abbattimento del muro, e che si candida al ruolo di protagonista tra le cucine emergenti dei paesi dell’Est. Il suo segreto? Una gran varietà di prodotti realizzati con amore e l’apporto di alcune tra le più importanti tradizioni dell’Europa dell’Est
L’eredità russa e la cucina degli Zar
Oggi nella cucina polacca si trovano molti piatti originari degli stati dell’ex Unione Sovietica: specialità lituane, russe, bielorusse ed ukraine, ma se dovessimo individuare una regione dove questo tipo di contaminazioni è più evidente dovremmo spostarci in Podlachia, nella parte orientale del Paese, dove le etnie più diverse si sono incontrate e mescolate, non senza difficoltà di dialogo, in origine, ma riuscendo a convivere nel corso del tempo.
Nota per la sua cucina di strada, la più popolare e apprezzata tra i paesi del Maghreb, Marrakech vanta oggi alcuni tra i migliori ristoranti gastronomici del Marocco, spesso ospiti di Riad e antichi palazzi dell’epoca arabo andalusa, dai fasti de Le Mille e Una Notte, per un turismo all’insegna del gusto
Jemaa El Fna: tutto il gusto in una piazza
Marrakech rappresenta per il Marocco la capitale di quel fenomeno noto come cuisine des rues che in place Jemaa El Fna trova la sua massima espressione. E’ su questa magica piazza che nelle diverse ore del giorno si riversano i nativi marrakchi oltre alle migliaia di turisti che l’affollano fino a tarda notte, per sorseggiare una spremuta di succo d’arancio dai chariots degli ambulanti o per un gustare una delle mille specialità servite dai chioschi.
Quinta isola mediterranea per estensione territoriale, Creta affascina per il suo mare e per la bellezza dei suoi paesaggi interni, vasti e incontaminati, dove è possibile gustare una cucina ricca e salutare, benedetta dal vino e dall’olio d’oliva e realizzata con i migliori prodotti dell’antico Regno di Minosse
Rinascita e innovazione, ma nel rispetto della tradizione sono le parole d’ordine di una cucina di origine contadina, fatta di buoni prodotti ma oggi anche di tecnica e gusto estetico dove gli apporti della cucina austro-ungarica si sono incontrati e miscelati con quelli della scuola veneta e serbo-ottomana.
Nuovi fermenti: dalla cantina alla cucina
L’importante rinascita della produzione viti vinicola che si è registrata negli ultimi quindici anni in Croazia, ha avuto come riflesso un nuovo fermento nel mondo della gastronomia, grazie ad una nuova generazione di giovani chef, spesso figli d’arte e profondamente legati alle proprie radici, che oggi stanno riscrivendo un nuovo capitolo della cucina tradizionale di questa importante regione dell’ex Jugoslavia.
Un argentino è un italiano, che parla spagnolo e si crede un inglese. Questo divertente proverbio locale comunemente usato per descrivere la cultura di questa terra è altrettanto adatto a delineare i tratti di quella cocina criolla che discende dai barcos dei migranti europei che qui si sono incontrati e mescolati.
Tutte le cucine s’incontrano a Buenos Aires
Con i suoi circa tre milioni di abitanti, che diventano tredici se consideriamo anche l’area metropolitana, Buenos Aires rappresenta la capitale gastronomica dell’Argentina. Nei vari distretti culinari, quartieri popolosi, colorati e vivaci come i barrios di Palermo, La Boca, San Telmo e Porto Madero, troviamo i migliori ristoranti che propongonono le diverse cucine regionali della terra dei Gauchos, che sono sei, secondo un’opinione diffusa a cominciare da quella della zona Sur, che coincide con la Patagonia, nota per la sua selvaggina: cervi e cinghiali (jabalì), per le carni d’agnello (cordero) ma soprattutto per i suoi frutti di mare e la centolla, il re dei granchi.
I Thailandesi possono andare fieri del loro ricco e variegato patrimonio gastronomico, quando ne parlano, citano con orgoglio un’antica iscrizione scolpita nella roccia ritrovata a Sukhotai, l’antica capitale del Siam: “Nel Regno si vive bene: nelle acque c’è pesce, nei campi c’è riso...